Bilinguismo? Yes, please! Tra falsi miti, benefici del plurilinguismo in tenera età e una proposta stimolante: Learning English by walking down the street.

Vado alla escuola materna, le torte che ho mangiate erano buonissime, lo dico ai miei parenti: in queste tre piccole frasi pronunciate da bambini bilingui, con riferimento rispettivamente allo spagnolo, al francese e all'inglese, sono state indicate in corsivo quelle parole che - alle orecchie dei genitori e nel pensiero comune - potrebbero suonare come campanello d’allarme ed essere identificate come sintomo del disturbo causato dall'apprendere due idiomi simultaneamente.

 

Niente di più sbagliato! Spesso demonizzati, tali transfer, o interferenze linguistiche, sono invece la manifestazione concreta del processo di acquisizione linguistica, e del fatto che i nostri bambini stanno imparando a usare e a servirsi di entrambe le lingue che, in contesto scolastico o extrascolastico, stiamo loro donando. Ciò si verifica sia quando ci troviamo in una situazione di bilinguismo simultaneo, ovvero quando l’acquisizione dei due idiomi avviene contemporaneamente, come accade nelle famiglie in cui i genitori hanno due lingue materne differenti ed entrambe vengono impiegate nella quotidianità, sia nel caso di bilinguismo consecutivo, che vede l’approccio alla seconda lingua sempre nella prima infanzia, ma in un tempo successivo alla prima, tipicamente in occasione dell’ingresso a scuola.

 

Nello scenario glottodidattico attuale, infatti, ci si sta battendo per sradicare la convinzione che insegnare una lingua straniera sin dalla tenera età o trasmettere al bambino due lingue contemporaneamente rallenti e ostacoli lo sviluppo delle competenze di produzione. Molti studi hanno dimostrato come il cervello dei bambini sia in grado di apprendere due lingue sin dalla prima infanzia, e che il mischiare gli idiomi e prendere in prestito termini dalla seconda lingua acquisita sia all’inizio normale e naturale.

Il bilinguismo porta a risvolti positivi su vari fronti sia nell’immediato che nel corso della vita: creatività, apertura nei confronti delle altre culture, maggiore adattabilità a contesti differenti, capacità di impiego delle proprie abilità cognitive nella risoluzione dei problemi, maggiori abilità comunicative e fiducia in se stessi.

Alla luce di ciò, e consapevoli del fatto che prima si inizia l’avventura del bilinguismo meglio è, sono stati ideati e attuati molti processi di accostamento alla lingua straniera sin dalla prima infanzia, anche per i bambini che non possono giovarsi di due lingue materne parlate in famiglia. Il perno comune di tutti questi metodi è l’idea che, nell’apprendere la lingua materna, il bambino inizia a parlare in quanto membro di una comunità sociale, partecipando ad attività e a relazioni, procedendo quindi dai significati alla lingua e imparando la lingua in contesti situazionali che riesce a comprendere, e il desiderio di replicare ciò anche nell’apprendimento della L2, dove invece generalmente avviene il contrario.

 

A titolo informativo e ispiratore , si riportano alcuni processi  e attività che agiscono in questa direzione:

1 – l’impiego della lingua straniera nella relazione educativa quotidiana con l’educatore - con il quale i bambini intessono un rapporto formativo ma anche affettivo – che li può accostare giornalmente al nuovo idioma;

2 – la descrizione in lingua straniera di semplici immagini che raffigurano oggetti o circostanze comuni (la mela, il tavolo, il giorno, la notte);

3 – il Kamishibai, una forma di narrazione teatrale di origine giapponese che consiste in una valigetta di legno in cui vengono inserite delle tavolette disegnate, supporto di animazione alla lettura in lingua straniera.

4 – i silent book, libri illustrati privi di parole da cui prendono il via le narrazioni.

 

Nel presente articolo si desidera inoltre presentare un interessante metodo di avvicinamento alla lingua straniera di cui sono venuta a conoscenza effettuando degli studi di glottodidattica e leggendo un articolo il cui accattivante titolo recitava: Learning English by walking down the street, ovvero “Imparare l’inglese camminando per strada”, ambientato a Taipei ma applicabile anche nel nostro contesto.  Con l’internazionalizzazione e la globalizzazione, la lingua inglese prolifera sempre più nei nostri paesi e città: negozi di materassi i cui nomi recitano relax o comfort, pannelli pubblicitari le cui frasi a effetto sono scritte in inglese, vetrine di cartolerie in cui i giornali esposti riportano parole come fashion, cool, design, bar il cui menù invita i bambini a gustarsi un delizioso muffin, cookie o pancake, l’altoparlante della stazione che recita gli annunci sia in italiano che in inglese… tutto ciò rappresenta un input che, se ben convogliato e stimolato con attività di invito all'osservazione, può introdurre all'acquisizione della lingua in contesto, sia per i principianti (di cui ci stiamo occupando ora, con particolare riferimento all'ultimo anno di Scuola dell’Infanzia e ai primi anni di Scuola Primaria) sia per chi ha già un livello più avanzato (il cui caso trascureremo in questo articolo).

Per i principianti, la cui comprensione è ancora limitata e che probabilmente stanno imparando a leggere per la prima volta anche nella loro lingua materna, leggere in inglese nel contesto urbano risulta innanzitutto motivante poiché il testo è generalmente corto e ripetitivo, e largamente contestualizzato grazie a supporti grafici o al luogo in cui è inserito. Si immagini, ad esempio, l’insegna barber su un negozio dalla cui vetrina si intravedono barbieri all'opera e corredata di immagini raffiguranti baffi e forbici. In questo modo si possono imparare nuove parole, e grazie all'aiuto di un adulto apprendere la loro pronuncia e fare confronti su come alcune combinazioni di lettere producano foni diversi rispetto all'italiano.

Altra interessante proposta è quella di munire i piccoli scopritori di fotocamere, in modo che possano immortalare le scritte il lingua straniera, stamparle, e ritagliare le singole lettere (con particolare attenzione a quelle assenti dall'alfabeto italiano) creando un cartellone con l’alfabeto inglese da appendere in casa o in classe

Grazie all'aiuto di un adulto, le passeggiate linguistiche possono inoltre essere utili anche a livello pragmatico, facendo supporre ai bambini quale relazione ci sia tra il colore e la forma di una scritta e il messaggio che vuole convogliare, andando così a sollecitare un livello linguistico ulteriore e utile anche nella lingua materna.

Infine, attività di questo tipo sono utili per iniziare a sensibilizzare anche i più piccoli alla tematica della globalizzazione e a non far loro recepire passivamente i veicoli di cui essa si serve nel quotidiano, stimolando uno spirito di osservazione e riflessione che ognuno di noi dovrebbe coltivare nella propria vita.

 

Michela Penna - Educatrice

 

Bibliografia e sitografia:

CILIBERTI, Anna. Glottodidattica. Per una cultura dell’insegnamento linguistico. Carocci, Roma 2012.

CHERN, Chiou-Lan; DOOLEY, Karen. “Learning English by walking down the street”. In ELT Journal, n. 68, Aprile 2014, pp. 113 – 123.                                                                                Disponibile online: https://academic.oup.com/eltj/article/68/2/113/381899.

https://www.metodomontessori.it/attivita-montessori/principi-alleducazione/come-insegnare-una-lingua-straniera-ai-bambini

https://www.unistrasi.it/public/articoli/2512/Files/Lab_Unistrasi.pdf

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